sabato 20 luglio 2013

RECENSIONE: Bianca come il latte, rossa come il sangue di Alessandro D'avenia

Ebbene si, l'ho letto anche io! 
Ormai il project 10 books è andato a farsi friggere completamente. Questo libro mi è arrivato in biblioteca proprio qualche giorno prima di partire e BAM, ho deciso di portarmelo dietro. 
Ora, col senno di poi, dico quanto peso inutile messo in valigia e, soprattutto, menomale che non l'ho acquistato. 
Bianca come il latte, rossa come il sangue di Alessandro D'Avenia.

Leo è un sedicenne come tanti: ama le chiacchiere con gli amici, il calcetto, le scorribande in motorino e vive in perfetta simbiosi con il suo iPod. Le ore passate a scuola sono uno strazio, i professori "una specie protetta che speri si estingua definitivamente". Così, quando arriva un nuovo supplente di storia e filosofia, lui si prepara ad accoglierlo con cinismo e palline inzuppate di saliva. Ma questo giovane insegnante è diverso: una luce gli brilla negli occhi quando spiega, quando sprona gli studenti a vivere intensamente, a cercare il proprio sogno. Leo sente in sé la forza di un leone, ma c'è un nemico che lo atterrisce: il bianco. Il bianco è l'assenza, tutto ciò che nella sua vita riguarda la privazione e la perdita è bianco. Il rosso invece è il colore dell'amore, della passione, del sangue; rosso è il colore dei capelli di Beatrice. Perché un sogno Leo ce l'ha e si chiama Beatrice, anche se lei ancora non lo sa. Leo ha anche una realtà, più vicina, e, come tutte le presenze vicine, più difficile da vedere: Silvia è la sua realtà affidabile e serena. Quando scopre che Beatrice è ammalata e che la malattia ha a che fare con quel bianco che tanto lo spaventa, Leo dovrà scavare a fondo dentro di sé, sanguinare e rinascere, per capire che i sogni non possono morire e trovare il coraggio di credere in qualcosa di più grande.

Quando ho visto che il film stava per uscire mi son detta 'DEVO leggere prima il libro'. Lo volevo leggere da tempo immemore, un po' perché il titolo mi piaceva da matti, un po' perché trattava un argomento tanto delicato, un po' perché era -ed è tutt'ora- osannato dai più. 
Mentre attendevo l'uscita mi era balenata anche l'idea di comprarlo in cartaceo, poiché in biblioteca era prevista una coda lunghissima di prenotazione. 
Fortunatamente la ragione -e le mie finanze- me lo hanno impedito, e ora mi ritrovo a recensire un libro che fortunatamente (l'ho già detto? Lo ripeto, fortunatamente!) ho affittato in biblioteca. 
No, non ho ancora visto il film. No, non credo lo vedrò (se non per la piacevole presenza di Argentero). E non perché io abbia un forte pregiudizio verso i film italiani in generale (pregiudizio che si sta affievolendo e rimodellando, ultimamente), ma perché proprio non voglio sapere come hanno trasposto un libro del genere.
I presupposti buoni ci sono tutti. C'è il metodo di scrittura particolare e diverso di D'Avenia, c'è la lettura da un punto di vista diverso di un argomento tanto delicato quale la leucemia, c'è il punto di vista anche di un ragazzo un po' diverso dal solito, uno di quei ragazzini che, forse, se ne incontrano uno su un milione.
Quello che non va è l'insieme. Ok avere uno stile di scrittura particolare, ma. Non. Puoi. Mettere. Un. Punto. Ogni. Volta. Che. Ti. Va. A. Te. (scusatemi, ma è servito, spero, a farvi capire che i punti di sospensione sono presenti più delle lettere!).

La scrittura passa da momenti in cui c'è un punto ogni due parole a momenti in cui non c'è un punto (ma nemmeno qualche altro tipo di punteggiatura) per metà pagina.
Ok avere anche una sorta di bisogno nel ripetere e rimarcare alcuni dettagli, alcune espressioni dette da qualcuno o alcune caratteristiche fisiche di un personaggio, ma, porca paletta, non si può leggere otto volte la stessa identica frase. (un esempio? Leggerete almeno una ventina di volte che Beatrice è rossa, che beatrice ha i capelli rossi, quei bei capelli rossi. Ti prende per sfinimento.)
Ma continuiamo. Non si riesce a capire chi sta scrivendo il libro. Mi spiego: sappiamo che a scrivere è un ragazzino di nome Leo (il leone) di sedici anni, ma da ciò che leggiamo non sembra. A volte sembra ne abbiamo meno, a volte sembra ne abbia di più. Si alternano frasi profonde a frasi molto ingenue e immature, quasi. Quindi veniamo mentalmente sballottati qui e li.
Le citazioni pregevoli non mancano, anche se non ho avuto la pazienza di mettermi a trascriverle.
Molto belle sono le continue similitudini con il mondo esterno, che Leo prende e manipola per descrivere i suoi sentimenti, dall'utilizzo dei colori per esprimere uno stato d'animo.
Il bianco e il rosso sono i due colori predominanti, naturalmente.
Purtroppo, però, le citazioni non bastano a rendere bello un romanzo, che di base non è bello. Il tema è delicato e viene trattato come se nulla fosse, come se, a volte, fosse uno scherzo. Inoltre i sentimenti dei protagonisti, soprattutto di quelli di Leo, sono piuttosto confusi e incasinati (passatemi il termine). Per più di metà libro lui parla di Beatrice e di amore verso questa ragazza, senza averle mai parlato veramente. Lui è innamorato della figura, dell'esteriorità che è Beatrice, e da quello che può percepire dal suo aspetto. Non l'ha mai sentita parlare, non ci è mai uscito, non si sono mai scambiati un saluto.
E' un atteggiamento un po'strano quello di un ragazzino che a sedici anni parla di amore per una ragazza. E qui voi mi direte, 'ma è normale che parla di amore, è scritto secondo i pensieri di un ragazzino di sedici anni, e lui crede sia amore, anche se non lo è'. E da una parte vi posso dare ragione, però a questo punto si è immaturi in pieno, non si è immaturi solo per alcune cose. Leo non riesce a rendersi conto che non è amore, ma il minuto dopo ti sforna frasi profonde sul senso della vita.
In conclusione per me è un bel NO, ho dato 2 stelline -anche troppe- su Goodreads e replico anche qui, senza aggiungere altro.
Unica nota positiva: l'ho letto, in una sorta di gruppo di lettura, con due mie amiche, leggendolo a turno ad alta voce alle altre. E' stata una bella esperienza e, -questa è una nota positiva per D'Avenia- la mia amica vuole leggere 'Cose che nessuno sa' insieme, per vedere se è come questo, vista la trama.
Per ora, sfogliandolo, ci attirano i periodi lunghi.
Dobbiamo fare una disintossicazione da. Punti. Di. Sospensione.

A voi è piaciuto? E il film, me lo consigliate? (Argentero annuisce. ahah)
Un bacio, Sonia.

13 commenti:

  1. Io ho sia letto il libro che visto il film. Mi. Piacciono. I. punti. di. Sospensione. :) Questo particolare mi ha colpito da subito, per questo ho letto anche "Cose che nessuno sa". Mi sono piaciuti molto entrambi. Dobbiamo comunque tenere presente che il genere si rivolge ai ragazzi. Il film invece te lo sconsiglio vivamente. Argentero, nonostante sia uno dei protagonisti, ha un ruolo marginale, troppo marginale, con mio sommo dispiacere. Lo stile adottato inoltre è talmente adolescenziale, da urtarti il sistema nervoso dopo 30 minuti. Per non parlare della colonna sonora cantata dai Modà. Ecco, ho detto tutto ;)

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    1. Per carità, anche a me piacciono i punti di sospensione, ma quando sono messi nei punti giusti.
      Quello che volevo dire io è che ci sono punti di sospensione anche dove non dovrebbero essercene, nemmeno per una forma stilistica particolare.
      A volte rovinano il concetto di una frase, non lo fanno comprendere a pieno.
      :D
      Il film non ho intenzione di vederlo, nemmeno per Argentero (che mi dici esser poco presente, quindi non ne vale proprio la pena xD)

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  2. Mi spiace che non ti sia piaciuto :( io l'ho adorato LOL
    Il film è molto carino e un po' più spensierato :D anche se Beatrice versione francese è un po' antipatica u_u

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    1. Perché l'han fatta francese? O:
      che senso ha?
      Comunque non so, credo appunto o di averlo letto nel 'periodo' sbagliato, oppure non è proprio il mio genere.
      Cioè, ci sono libri molto, ma molto più belli di questo :)

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    2. L'han fatta francese perché hanno trovato per la parte un'attrice francese e hanno un po' sconvolto certe cose u.u

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  3. Piaciuto anche a me! Il film è molto carino, anche se diverso dal libro.
    E io adoro le frasi spezzettate. La Palazzolo non te la consiglio proprio allora :P

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    1. Ma anche io le adoro, ma fatte bene.
      Cioè, Palahniuk è un concentrato di frasi tronche, di concetti che si ripetono, però lui riesce a metterle nel m omento giusto, nel tono giusto.
      D'Avenia mi ha dato l'idea di dover essere simile a degli stili che non ha bene identificato nemmeno lui, facendo un pastrocchio.

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  4. Neanche io ero stata colpita positivamente da questo libro. Lo stile vuole rispecchiare il modo di scrivere di un ragazzo di sedici anni, ma, mentre un sedicenne può permettersi ingenuità stilistiche evidenti, uno scrittore non può farlo. Credo sia questo il punto debole del libro: volendo ricalcare la scrittura acerba di Leo, rende acerbo il romanzo.

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    1. Completamente d'accordo.
      Comunque non credo mi fermerò a questa lettura, penso che leggerò anche 'Cose che nessuno sa', per capire se cambia qualcosa.
      :D

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  5. Risposte
    1. Nemmeno a te era piaciuto, Trigga?

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    2. Per niente.
      Anzi, io nella mia piccola recensione sono stata anche più cattiva di te! lol

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